Prima di addentrarci nell'argomento "illuminazione a led" è necessario affrontare alcuni aspetti teorici per comprendere i calcoli e le asserzioni che
introdurremo.
La "luce" è una forma di energia: quando noi accendiamo una lampadina convertiamo energia elettrica in energia luminosa. La misura della quantità di energia
luminosa emessa da una sorgente e riferita all'unità di tempo viene definita "flusso luminoso" e viene misurata in "lumen". Bisogna tuttavia tener presente che non tutta l'energia luminosa emessa
da una sorgente viene utilizzata per illuminare ciò che ci interessa. Immaginiamo ad esempio la plafoniera equipaggiata con lampade fluorescenti lineari (i neon per i profani) che probabilmente
ognuno di noi ha montata nel proprio box auto: solo metà dell'energia luminosa emessa si dirama verso il pavimento e le pareti, l'altra metà viene dispersa verso la parte interna dell'apparecchio
illuminante.
Per valutare i livelli di illuminamento di un locale si fa ricorso alla grandezza fotometrica definita "illuminamento" che viene misurata in "lux". L'illuminamento è la quantità di energia luminosa riferita ad un metro quadro di superficie. Questo vuol dire che se in una stanza di 10 mq è presente un apparecchio illuminante in grado di fornire un flusso luminoso di 1000 lumen, l'illuminamento medio della stanza sarà 1000 lumen / 10 mq = 100 lux.
Nel paragrafo precedente abbiamo fatto riferimento al termine "illuminamento medio" in quanto ovviamente il flusso luminoso emesso sarà maggiore in una determinata
direzione e minore in altre causando un livello di illuminamento diverso nei vari punti della stanza. Per identificare la quantità di flusso luminoso emesso in una determinata direzione si
utilizza la grandezza definita "intensità luminosa" che viene misurata in "candele". La sua definizione matematica richiede concetti piuttosto complicati ed ostici; noi ci limiteremo a dire che
l'illuminamento misurato ad 1 metro di distanza da una sorgente luminosa in una determinata direzione sul piano perpendicolare alla direzione stessa rappresenta l'intensità luminosa di quella
sorgente in quella determinata direzione.
Definizione intensità luminosa
S = sorgente luminosa
EP1 = intensità luminosa della sorgente lungo la verticale (illuminamento ad 1 metro lungo la verticale)
EP2 = intensità luminosa della sorgente in una direzione inclinata di un angolo a rispetto alla verticale (illuminamento ad 1 metro lungo la direzione inclinata di un angolo a rispetto alla verticale)
A questo punto è evidente che quando avremo a che fare con il calcolo dei livelli di illuminamento di ambienti ampi (stanze, uffici, laboratori, ecc.) dovremo fare
ricorso al concetto di illuminamento medio e quindi di flusso luminoso, quando invece avremo a che fare con illuminazione di accento (statue, quadri, ecc.) dovremo fare ricorso al concetto di
illuminamento puntiforme e quindi di intensità luminosa.
Vediamo rapidamente le formule da utilizzare per il calcolo degli illuminamenti considerati.
Illuminamento medio
Em = (flusso luminoso emesso / S) * K
Dove
Em = illuminamento medio
S = superficie del locale
K = coefficiente < 1 che tiene conto dell'altezza dei locali, dell'invecchiamento delle lampade e della frequenza della loro pulizia durante l'esercizio dell'impianto.
Illuminamento puntuale
Eh = I / h2
Dove
Eh = illuminamento puntuale sul piano perpendicolare alla direzione sorgente / punto di calcolo
I = intensità luminosa della sorgente secondo la direzione sorgente / punto di calcolo
h2 = distanza al quadrato fra sorgente e punto di calcolo
Illuminamento puntuale
Cromoterapia, ovvero la terapia dei colori. Una delle medicine alternative più semplici da comprendere è basata sull’utilizzo dei colori. O meglio, sulle reazioni che i vari colori sembrano innescare nel nostro organismo. Una serie di meccanismi che – va specificato – non hanno alcuna prova scientifica, ma solo evidenze empiriche che variano da soggetto a soggetto. Ma vediamo come si è arrivati a utilizzare i colori come strumento per aiutare a curare disturbi di diversa natura ed entità.
La cromoterapia nasce come un’antica terapia naturale complementare, nota e praticata già presso gli antichi Egizi.
I maestri della medicina utilizzavano allora i pigmenti e le polveri colorate per aggiungerle alle sostanze medicamentose per esaltarne le proprietà curative. Ma non solo loro. Anche in Oriente, in particolare in Cina, India e Tibet era ed è praticata per riequilibrare le disarmonie emotive che influiscono sulle comuni malattie.
Il colore e i toni della luce che si irradiano verso una parte specifica del corpo trasmettono le vibrazioni che riportano in equilibrio le energie.
Suggerimento: potrebbe interessarvi approfondire anche le varie medicine alternative
La cromoterapia viene pratica dietro consiglio di esperti di medicina olistica come terapia per malattie psicosomatiche. Può portare qualche giovamento per ansia, stress, depressioni, debolezza fisica e mentale, deficit immunitari, dolori e spasmi localizzati. I colori (o meglio le sensazioni da questi trasmesse) veicolano la loro proprietà benefica. Stimolante il rosso, rilassante il blu, riequilibrante il verde, defatigante il giallo.
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Più nello specifico vediamo i singoli colori e le loro proprietà.
Il modo più efficace di applicazione della cromoterapia consiste nell’irradiare una luce del colore adatto al problema da risolvere verso tutto il corpo o verso il punto specifico in cui si trova lo squilibrio energetico. Per esempio, una luce blu verso la testa per depressioni e stress, una luce gialla verso l’addome per stimolare la digestione, il fegato e l’intestino.
Cromoterapia: semplice da comprendere e da praticare
Indipendentemente dalle teorie e dalla pratica olistica, possiamo sperimentare noi stessi gli effetti benefici di un colore o di un altro. Per esempio, se siamo in un periodo di stress prendiamoci qualche minuto per osservare un oggetto blu. Se siamo svogliati e giù di tono un oggetto rosso o giallo.
Se necessitiamo di ritrovare concentrazione, a volte in gesti semplici e naturali è possibile ritrovare una soluzione senza dover per forza aprire l’armadietto dei medicinali.